Se c’è salvezza verrà lì
nel buio spesso
intatto
nel gabbro secco, e forte
dove non fiateremo.
Sopra,
le stanze che abbiamo
riempite in fretta di cimeli
ancora
odorano di nascite e morti e lunghi puerperii febbricitanti
e infreddature agonie malanni convalescenze
orgasmi soffocati
menarchi gracili e tardivi
amplessi
nel dormiveglia
sussurrano voci
un benvenuto cauto
Più giù, sul fondo
nelle rughe dei secoli
nella falda ferita
nel colar lento dell’acqua sorgiva
circolano memorie nel midollo
lama di linfa oscura scorre via
il tempo
dal tempo
Più in alto ancora
chiaro il fuoco brucia,
e brilla la minaccia.
Ma noi tra acqua e fiamma stiamo
su nuda terra
in aria densa e scura e legna secca
polvere d’ossa e pozzo
di luce spenta
rifugio
relitto
zitti, sospesi.
Se c’è salvezza, verrà lì e
ci troverà.