Oggi in Norvegia i commercianti celebrano la festa della mamma. Fin dalla primissima infanzia la festa della mamma è stata il mio incubo annuale. Crescendo, ho imparato a considerarla quello che è: una bieca operazione commerciale.
In linea con questa convinzione, avevo severamente proibito a mia figlia di comprarmi un regalo.
Verso le otto e mezza di stamattina vengo svegliata da un’ombra sottile che si siede sul mio letto. Coi capelli arruffati mi alzo a sedere, accendo la lampada, mi metto gli occhiali. Lei sorride, ha in mano un libro con la copertina gialla, e il titolo “Et lite ord” – “Una piccola parola”. L’ha fatto da sola, i fogli sono tenuti insieme da grappette metalliche, le pagine scritte a mano. Sono poesie. Le ha scritte per me. Sono bellissime.
Tra le altre, questa:
Stjernen
En stjerne smiler ned til meg,
ja smiler bredt og sier:
Du er noe for deg selv,
i den svarm av bier.
La stella
Una stella guarda giù e mi sorride
di un sorriso grande, e dice:
Tu sei qualcosa di unico
in questo sciame d’api.