Archive for settembre 2006

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Pausa

27 settembre 2006

Pioggiablu fa una pausa. Domani parto per un congresso a Istanbul. Per una blogdipendente come me starvi lontana sarà una tortura, ma vedrò di sopravvivere. Cercherò di attutire il colpo concentrandomi sull’ampio input professionale, ammirando i tramonti sul Bosforo e scoprendo le delizie della cucina turca.
Magari la pausa mi farà anche bene. Magari mi compro un tappeto.
Naturalmente, vi racconterò. Ci vediamo tra una settimana. Mi mancherete…

Arte (goes turkish)

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La forma delle parole

26 settembre 2006

Words, after speech, reach
Into the silence. Only by the form, the pattern,
Can words or music reach
The stillness, as a Chinese jar still
Moves perpetually in its stillness.

(T.S.Eliot, The four Quartets, 1959)

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Il Cantico

24 settembre 2006

I sensi espressi in parole, la spiritualità del corpo, il senso del sesso e il sesso del senso…rileggendo i post di Pib e Morgan, e i molti interessanti commenti…

L’Amata

Come sono belli i tuoi piedi nei sandali,
o figlia di nobile!
Le curve dei tuoi fianchi
sono come monili,
lavoro di mani d’artista.
Il tuo ombelico è una coppa rotonda,
ove non manca mai vino aromatico.
Il tuo ventre è un mucchio di grano
contornato di gigli.
I tuoi seni somigliano a due caprioli,
gemelli di gazzella.
Il tuo collo è come una torre d’avorio
i tuoi occhi sono come le vasche di Chesbòn
alla porta di Bat Rabbim;
il tuo naso è come la torre del Libano,
che vigila verso Damasco:
Il tuo capo è sopra di te come il Carmelo
e le chiome del tuo capo come la porpora:
un re è rimasto preso nelle trecce!
Come sei bella, come sei incantevole,
o amore, figlia di delizie!
La tua statura assomiglia alla palma e i tuoi seni ai grappoli.
Mi sono detto:
“Salirò sulla palma,
afferrerò i rami più alti.
E mi siano i tuoi seni
come i grappoli della vite,
il profumo del tuo respiro
come quello dei cedri
e il tuo palato come ottimo vino
che scende dritto alla mia bocca
e fluisce sulle labbra e sui denti!”

(Cantico dei Cantici,7, 1-21)

L’Amato

Il mio Diletto è bianco e rosso,
si riconosce fra diecimila!
Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli sono palme,
neri come il corvo.
I suoi occhi sono come colombe
su rivoli d’acque;
i suoi denti lavati nel latte
si posano in perfetta incastonatura.
Le sue guance sono come aiuole di balsamo,
scrigni di erbe aromatiche;
le sue labbra sono gigli,
stillano mirra liquida.
Le sue mani son cilindri d’oro,
tempestate di gemme di Tarsis;
il suo ventre un blocco d’avorio
incrostato di zaffiri.
Le sue gambe sono colonne d’alabastro
che poggiano su basi d’oro puro;
il suo aspetto è come il Libano,
maestoso come i cedri.
Il suo palato è la stessa dolcezza
ed egli è tutto una delizia.

(Cantico dei Cantici, 5, 10-17)

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Sonetto in settembre

22 settembre 2006

Settembre torna, e tutto è già svanito:
la luna calda sulla pelle scura,
le rondini, le stelle sopra il prato
le notti piene della mia paura.

Settembre torna, e il vento ha sparpagliata
la ricchezza di fiori dell’estate.
Come una foglia esposta alla folata
volteggio tra correnti immaginate.

E come sabbia fine tra le dita
che della spiaggia ricorda l’odore
le tue parole colano a formare

arabeschi e fragranze di ricami.
Ascolto il polso lento della vita
e dell’autunno i prossimi richiami.

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Il pirata

19 settembre 2006

In coda al supermercato. La fila accanto alla mia. Ti vedo, la maglietta da pirata, i pantaloni di Bob the Builder. Piangi. Ti hanno piazzato in un carrello, come una cosa, tra troppe lattine di birra e un pacco di biscotti. Tua madre ha i capelli lunghi e una piega amara sulle labbra. Tua sorella ti guarda con lo sguardo vuoto, in silenzio. Il tuo pianto è fioco, rassegnato. Mi vedi, mi riconosci. Abbassi lo sguardo.
Ti ricordi della casetta in giardino? Del sole sulla veranda? Di quando ti eri nascosto dietro la legnaia, e si vedeva solo la punta della tua spada di plastica? Ti ricordi di quella volta che sei venuto da me, la benda sull’occhio, e mi hai abbracciata senza dire niente?

Io mi ricordo del fiore che hai portato a Maria, una sera, e sei scappato.

Dove hai sotterrato il tuo tesoro, pirata? E cosa c’è nel tuo forziere? Una fetta di torta di mele, una bolla di sapone, una giornata sull’erba, un bacio umido di bambina. La tua nave è una rete di metallo, già arenata prima di salpare.

In occasione del Pirate day segnalato da Gidibao

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Volver (a pagar)

17 settembre 2006


Ieri sera sono uscita con una cara amica. Il programma era il seguente: cena al ristorante turco e cinema, Volver di Almodovar. La cena è stata lunga e piacevole, abbiamo mangiato benissimo, chiacchierato, litigato, riso di tutto e tutti, soprattutto di noi stesse. Il servizio però lasciava un po’ a desiderare. Dopo una serie di insistenti “tutto ok?” e cambio piatti appena uno metteva giù la forchetta, le ragazze del ristorante ci hanno dimenticate. Davanti a una tazza di tè alla mela il tempo si è come fermato tra un discorso e l’altro.

Guardando l’orologio ci siamo rese conto che mancava poco all’inizio del film. “Andiamo?” e già eravamo fuori dal locale. Facciamo cinquecento metri e ci fermiamo per attraversare a un semaforo. “Bel locale, abbiamo mangiato bene” fa la mia amica. E io “Sì, e poi non era neanche ca….IL CONTO!! Ci siamo dimenticate di pagare!” Panico. Giriamo sui tacchi, di corsa fino al ristorante dove le ragazze ci aspettavano sulla porta, tra l’incazzato e il divertito…

Il film, bellissimo. Ritiro tutto quello che in passato posso aver detto di Penelope Cruz: è molto brava. La scena in cui lei canta. Le parole di quella canzone. I suoi occhi.

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Il sesso di Dio

15 settembre 2006

– Mamma, non è giusto che Dio è un maschio!
– Ma Maria, Dio non è nè uomo nè donna!
– Ce l’ha il pisellino?

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Ora

13 settembre 2006

“Questo voglio ora. Vedere l’oscurità che c’è nell’altro. Perchè accontentarsi, Myriam? Perchè non chiedere, per una volta, di poter piangere con le lacrime di un altro?”

D. Grossman, “Che tu sia per me il coltello”, p. 152

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Libri

13 settembre 2006

In seguito al mio ultimo soggiorno in Italia si sono aggiunti diversi libri alla mia biblioteca. La cosa interessante è vedere quali ho comprato io, cosa mi è stato regalato o prestato e – soprattutto – da chi.

Mi sono comprata:

– “Presagio triste” di Banana Yoshimoto. Perchè Banana e le sue atmosfere rarefatte mi incantano. (Ma anche per la copertina di Ertè.)

– Una biografia del mio cult Natalia Ginzburg, scritta con intelligenza dalla mia vecchia amica Maja Pflug.

– “Il lupo della steppa” di Hermann Hesse, perchè mi è stato consigliato da una carissima amica, Lophelia.

– “Quello che ho amato” di Siri Hustvedt, anche questo perchè un’amica me ne ha parlato molto bene.

– “Naif. Super” di Erlend Loe, perchè mi ha divertito scoprirlo in una libreria di Perugia tradotto dal norvegese…Erlend Loe lo incontro sempre quando vado a fare le passeggiate nel bosco.

– “Poesie d’amore” di Nazim Hikmet, comprato d’impulso da Anima in un attimo in cui Mente era occupata nel settore filosofia della Feltrinelli. (Per ora non se n’è accorta…)

Mi hanno regalato:

-“Blog di un anno”: Regalo (con dedica!) di Riccardo il Mattatore, che ha tenuto banco in un bar di via Pietrapiana davanti ad un aperitivo sulle meraviglie della politica culturale fiorentina. Divertente vedere stampata la mia prefazione!

– “La fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani: Regalo di Rodocrosite, la shatsuka, colei che vede la mia aura e l’accarezza, colei che crede contro ogni logica che ci reincarneremo (io no), colei che mi ha iniziata a Terzani.

– “Vita di Gesù” di Hegel: regalo della Stella Danzante Antonio, che è piaciuto molto a Mente, ma anche a Cuore. L’opera del giovane Hegel ancora sotto l’influenza di Kant…un regalo che dice tutto su Antonio e qualcosa su di me.

– “Dio di illusioni” di Donna Tartt…me lo ha prestato Lophelia…non ho ancora avuto il coraggio di leggerlo, perchè ho la sensazione che mi piacerà troppo e per questo prolungo l’attesa.

Un libro blu, senza testo, regalo del Marchese di T., uno dei regali più belli della mia vita, e qui le parole non bastano…

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Foglia, foglio

12 settembre 2006

Ogni folata di vento mi porta in alto o in basso, mi solleva o mi fa rotolare. Basta niente e dall’azzurro mi ritrovo a guardare il mondo tra le grate di un tombino. A volte finisco in tristissime pozzanghere. Ci vuole un bel po’ ad asciugarsi e a ritrovare la leggerezza necessaria per volare di nuovo. A volte il vento mi solleva in alto, in vortici pazzi, ridde fantastiche che non riesco a fermare. La caduta è sempre brusca: un gesto, una parola. Un’ombra.
La mia linfa è nera. È inchiostro. Foglia, divento foglio di carta. Certe mattine sono bianca, pura, nuova ad ogni possibilità. In potenza. Spremo il mio succo in parole. Troppe. Il tentativo di sopravvivere mi assorbe e mi sfinisce. Porosa, assorbo la realtà. Le mie stesse parole mi gravano come zavorre.
Verba volant, scripta manent.

Grazie a Pib per lo spunto per questo post.

P.S. Ultima “folata” che oggi mi ha gettata letteralmente in una fogna: il Quartetto Kronos viene a Trondheim il 28 settembre…e io NON CI SARÒ…sarò a Istanbul per un congresso…
(questo mi ricorda un vecchio post di Tackutoha da me commentato con sufficienza…la nemesi ora mi colpisce!!)