Sei fuori posto in questo ufficio. Il foulard annodato alla pirata ti copre la testa calva. Le sopracciglia disegnate con la matita ti danno un’espressione perennemente stupefatta. Prima di entrare mi hai chiesto il tempo di fumare una sigaretta. Non ti accorcerà la vita.
Parliamo. Più la domanda è precisa e meno rispondi. Quando invece il mio è solo un silenzio, una traccia, la segui finchè cambiamo impercettibilmente posizione e sono io a seguirti sui tuoi sentieri.
Non hai che parole di lode per tutti.
Per i medici che ti regalano qualche mese in più
per le infermiere che ti coccolano
per la malattia che ti ha risvegliata alla vita
“Quando me l’hanno detto, io già lo sapevo. E allora mi sono seduta e ho pensato: c’è veramente qualcosa che mi piacerebbe fare, che non ho ancora fatto in questi sessantaquattro anni?
Non mi è venuto in mente niente. Sono stata al concerto di Joe Cocker e a quello di Pavarotti. Ho preso la barca e sono andata a pesca ogni volta che ne ho avuto voglia. Ho un bellissimo marito, e canta anche bene. Ho due figli con gli occhi scuri come i tuoi, i capelli scuri come i tuoi. Mio padre faceva il marinaio, navigava nel Golfo Persico. Sono stata tanto felice. Mia nipote ha tre anni e vuole diventare una ballerina.
Ho fatto tutto quello che volevo. Non mi manca niente.”