Archive for giugno 2006

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Le storie (I)

30 giugno 2006

Sei fuori posto in questo ufficio. Il foulard annodato alla pirata ti copre la testa calva. Le sopracciglia disegnate con la matita ti danno un’espressione perennemente stupefatta. Prima di entrare mi hai chiesto il tempo di fumare una sigaretta. Non ti accorcerà la vita.

Parliamo. Più la domanda è precisa e meno rispondi. Quando invece il mio è solo un silenzio, una traccia, la segui finchè cambiamo impercettibilmente posizione e sono io a seguirti sui tuoi sentieri.

Non hai che parole di lode per tutti.
Per i medici che ti regalano qualche mese in più
per le infermiere che ti coccolano
per la malattia che ti ha risvegliata alla vita

“Quando me l’hanno detto, io già lo sapevo. E allora mi sono seduta e ho pensato: c’è veramente qualcosa che mi piacerebbe fare, che non ho ancora fatto in questi sessantaquattro anni?
Non mi è venuto in mente niente. Sono stata al concerto di Joe Cocker e a quello di Pavarotti. Ho preso la barca e sono andata a pesca ogni volta che ne ho avuto voglia. Ho un bellissimo marito, e canta anche bene. Ho due figli con gli occhi scuri come i tuoi, i capelli scuri come i tuoi. Mio padre faceva il marinaio, navigava nel Golfo Persico. Sono stata tanto felice. Mia nipote ha tre anni e vuole diventare una ballerina.
Ho fatto tutto quello che volevo. Non mi manca niente.”

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La centrifuga

28 giugno 2006

Con un mio amico stavamo parlando di centrifughe.

(Lo so che è strano, ma io e il mio amico siamo strani.)

Quella della centrifuga è un’immagine interessante. Gira intorno a se stessa a velocità programmata, sempre lo stesso movimento, lo stesso raggio d’azione.

Non siamo a volte un po’ tutti delle centrifughe? Qualcuno inserisce in noi i campioni da analizzare. Non siamo noi a scegliere. Neanche scegliamo la velocità di rotazione. Giriamo e giriamo su noi stessi con dentro quelle poche idee piazzate strategicamente, separiamo il plasma dal siero, le sensazioni dalle valutazioni, ottenendo più o meno sempre lo stesso risultato: valutazioni altrui, sensazioni svaporate.

A volte non ci accorgiamo neanche di non essere calibrati. Così “sbilanciati” lavoriamo male, produciamo campioni inservibili. A volte è sbagliata la temperatura, ci riscaldiamo troppo, o siamo troppo freddi nelle nostre analisi.

La centrifuga continua la sua danza ronzante. Processa e basta, non sceglie, non fa niente da sola. Lei gira, gira e basta, sempre su se stessa.

“The run will end when the integral value has accumulated”.

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Inespresso

26 giugno 2006


La curva inattesa
del ramo
che gravato dal peso
di un segreto
stanco
di essere taciuto
si china a baciare il muto
amore
del lago

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24 giugno 2006

Goldfrapp – Utopia

Ipnotica…l’ho ascoltata tutto il pomeriggio.

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Sankthans

23 giugno 2006


…un post tranquillo per calmare gli animi…

Oggi è la festa di San Giovanni Battista, in Scandinavia Sankt Hans. Ci sono alcuni tratti in comune con la tradizione italiana. Non so se si fa anche nelle altre regioni, ma in Toscana, è tradizione bruciare la “mosca”. Il falò, di tradizione pagana, è un elemento essenziale di questa festa anche in Scandinavia. Le celebrazioni più antiche, quelle legate al solstizio d’estate, con l’avvento del cristianesimo, qui non più antico di circa mille anni fa, sono state sostituite da quelle cristiane. L’antica festa cristiana in Norvegia si chiamava Jonsmesse, messa di Giovanni. Naturalmente alcuni elementi pagani sono sopravvissuti, come quello particolarmente caro ai vichinghi delle libagioni, e quello del falò. Il fuoco pagano rappresentava probabilmente la forza del sole, il rinnovamento. Nella tradizione cristiana la predicazione “ardente” del Battista. È comunque un rito di passaggio, simile in Scandinavia per significato al Natale, l’antipodo Jol, l’altro solstizio.

La notte di Sankthans è una notte magica. Nella tradizione popolare norvegese questa era la notte per raccogliere le erbe medicinali, stanotte particolarmente efficaci. Era anche la notte della conoscenza del futuro: per le ragazze, l’uomo che si sogna stanotte sarà il futuro marito. Ma stanotte si può anche vedere in sogno la propria morte.

Questa è anche la notte delle forze maligne, e in particolare delle streghe. In Germania la notte di Valpurga, qui del Lyderhorn, dove le streghe si riuniscono in un famoso sabba e celebrano messe nere. Stanotte è anche possibile sapere cosa ne è stato dei nostri parenti morti: basta andare in una chiesa e li si incontrerà: ma allora si saprà anche qual’è stata la loro sorte eterna. Notte di verità, nel bene e nel male.

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Variazione sul tema

21 giugno 2006


Per la prima volta qui a Trondheim, ma non in Norvegia, sabato scorso è stato celebrato un matrimonio religioso tra due ragazze.

Halldis (29) e Ann Mari (35) hanno voluto sposarsi in chiesa. “È una scelta di fede” ha detto Ann Mari. Precedentemente altre coppie omosessuali erano state benedette in cerimonie religiose, ma mai in un rito nuziale.

Nel negozio di abiti da sposa erano state accolte cordialmente: “Un matrimonio doppio?” aveva detto la commesssa: “No, ci sposiamo l’una con l’altra”, avevano risposto. L’ostacolo maggiore è stato trovare una di quelle coppie di plastica per decorare la torta nuziale. L’hanno dovuta ordinare dall’America, su Internet.

Già si preparano alla prossima cerimonia religiosa…un battesimo.

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Al fondo

19 giugno 2006

Sussurri e grida nella notte bianca
torni bambino e segui orme di cervo
a percorrere prati d’asfodeli
dieci gradini chiazzati di muschio
scendono dove tu non vuoi andare
al fondo della notte luminosa
i tuoi occhi due pozzi senza stelle
acque verdi mature di fatica
la casa grigia come il tuo silenzio
barche vuote nel vento della sera
i tuoi ricordi dondolano da un ramo
pesanti come frutti già marciti
amare mele porti sulle spalle
se io potessi toglierti quel peso
regalarti un passato di aquiloni
ma tu fermi la mano che ti cerca
e il cielo piange lacrime di pietra

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Il sonno

16 giugno 2006

J.H.Füssli, L’incubo

Recentemente ho letto che passiamo un terzo della nostra vita dormendo. Questo dato statistico non mi rappresenta, o meglio, diciamo che io mi colloco nella parte inferiore della curva. Se le ore di sonno mediamente sono otto, significa che alcuni ne dormono cinque, altri dieci o più. CHI SONO QUESTI GHIRI?? Non so su che popolazione si basi questo dato. Penso che siano stati inclusi tutti quei neonati che bisogna svegliarli per dargli la poppata, tutti gli adolescenti che riescono a dormire tutta la domenica, e tutti gli anziani sedati nella loro poltrona.

Sarebbe interessante, più della media, vedere la distribuzione o anche la mediana. Se dormo cinque ore per notte, sono tra gli estremi? o sono solo alcuni superghiri ad alzare la media? Insomma: i più, quanto dormono veramente?

Se facessimo una mini inchiesta tra i bloggers? Avremmo subito un problema di rappresentatività. Il blogger è spesso una creatura notturna e solitaria, età media trent’anni, single o comunque non convivente. Può dunque passare le notti indisturbato davanti allo schermo.(Mi viene ad esempio il dubbio di essere l’unica qui con una figlia piccola). Il blogger dorme poco perchè pensa incessantemente al prossimo post, o perchè chatta con un altro blogger con diverso fuso orario. Ma se mettiamo da parte ogni ambizione di metodo, se ci mettiamo al livello di quelli che fanno gli exit polls, potrebbe essere divertente chiedere in giro…

Allora: Quante ore dormite per notte?

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Notte dopo gli esami

15 giugno 2006

(Dedicato alla piccola Noek e a tutti i maturandi, con simpatia)

Firenze, estate 1983, notte d’afa. Cerco invano nel mio letto angoli freschi, cambio posizione riavvolgendo il film, tagliando scene, montandole in nuove angolature mentre guardo il buio del soffitto.

Gli scritti.

Italiano e latino.
“L’infinito” di Leopardi. “La pluralità dei mondi e il niente di noi”, il sublime kantiano. La versione di Seneca col timidissimo membro esterno di fisica che girava tra i banchi nella palestra senza finestre a cinquanta gradi, supplicandoci gentilmente di non copiare. Passo la versione alla P., lei pensa bene di “cambiarla un po’” e non si sa come riesce poi a prenderci 4.

Tra scritti e orali, una nebbia.

Le notti a vagare per la casa, mangiando cocomero, da un balcone all’altro. Le fughe a M. per studiare, il tavolo piazzato davanti al panorama della valle, io le rondini e Peter che mi spiega Nietszche. Il pericolo sventato dell’orale di fisica, io che non ho neanche il libro. Le ultime telefonate, la caraffa del tè freddo coi cubetti che tintinnano.

Gli orali.

Vestitino di seta stampata grigia comprato a San Gervasio per l’occasione, occhiaie d’ordinanza, escoriazione allo stinco destro dovuta a colpo di pedale mancato. Il corridoio a pianterreno, la terza A. Membro interno: la prof. A. di greco, capello crespolino e solita collana di coralli rossi che mi viene sempre voglia di mangiare. Hegel, i Crepuscolari. L’umorismo assurdo del presidente della commissione, dal quale sembra contagiata tutta la commissione, mi sconcerta. Resto serissima per tutto l’esame.
Dietro di me, tra gli spettatori, sento la tua presenza. Sei arrivato silenziosamente, un po’ in ritardo, a esame già iniziato. Ma io so che ci sei. Lo so e questo mi trasmette lo stesso brivido di quel pomeriggio di temporale quando lessi la tua lettera nella mia camera semibuia, lo stesso dialogo senza parole tra di noi. Sparisci un attimo prima che io concluda, esci coi libri stretti tra le braccia conserte, passo veloce e fronte corrugata, salutando i ragazzi con un breve cenno del capo. Mi precipito fuori nel corridoio, mi raggiunge il timido prof. di fisica mentre ancora tremo, mi stringe la mano: “Finalmente riesco a vedere il suo sorriso! La prof. A. ce lo aveva descritto, ci abbiamo provato, ma non siamo riusciti a farla ridere…” Ho le ginocchia di gomma, qualcuno mi invita al bar Lux, forse Flavio che non si perde un orale…

Una macchina passa nella notte, la radio a tutto volume. Accendo la luce, guardo i libri ancora sparsi sulla scrivania. Ce n’è uno ancora aperto, all’ultimo capitolo. Lo chiudo e provo a dormire.

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(III) L’Ombra

12 giugno 2006

…a grande richiesta…

“L’Ombra: La parte inferiore della personalità.

La somma di tutte le disposizioni psichiche della personalità e collettive, che, in quanto inconciliabili con la forma di vita scelta coscientemente, non vengono vissute. La figura dell’Ombra impersona tutto ciò che il soggetto non riconosce, ma che però gli si ripropone continuamente – direttamente o indirettamente – come ad esempio tratti caratteriali negativi o tendenze inconciliabili.

L’Ombra è quella parte celata, rimossa, inferiore e colpevole della personalità, che risale nelle sue origini fino agli antenati animali, e che dunque comprende l’intero aspetto storico dell’inconscio. Mentre finora si è ritenuto che l’Ombra dell’uomo fosse l’origine di tutti i mali, dopo attente ricerche si pensa che l’essere umano inconscio, cioè l’Ombra, non consista solo di tendenze moralmente condannabili, ma mostri una serie di qualità positive, cioè istinti normali, reazioni appropriate, sensazioni realistiche, impulsi creativi, ecc.

La presa di coscienza dell’Ombra è l’inizio del lavoro di analisi.

Ignorare e rimuovere l’Ombra, o l’identificazione dell’Io con essa, possono portare a pericolose dissociazioni. Dato che l’Ombra è molto vicina al mondo degli istinti, è indispensabile tenerla sempre in considerazione.”

(C.G. Jung “Träume, Erinnerungen, Gedanken” Trad.mia)